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 alessandro lampugnale


un pizzico di curiosità storica.....
(una ricerca eseguita nel 1991 dalla sezione di Araldica della "Libera e Privata Università Italo Svizzera del Cantone Ticino")

La ricerca storico araldica condotta in via sperimentale ed indiziaria, ha teso ad individuare le sostanziali relazioni con il casato dei Lamberto, che dovrebbe avere dato origine ad un ramo minore ultragenito, attualmente individuabile come Lampugnale.

Riportiamo di seguito quanto è stato rinvenuto nei testi consultati: questa famiglia, detta pure dei Lamberto/Lamberti (e De Amberta) è originaria della città di Bologna, e fu portata nel Reame da un Amberto, di parte Guelfa, il quale seguì Carlo d’Angiò nella spedizione contro Re Manfredi nel 1266.

Egli, non potendo più tornare in patria per il dominio che ne avevano i Ghibellini, si stabilì nella città di Bari.

Il polverino della Descrizione Storica di Cava dice essere questa famiglia di origine francese, venuta in Italia con gli Angioini, e che stabilitasi in Napoli, si diramò poi in Cava ed in Bari, geograficamente localizzandosi da dove, nei tempi recenti, si è nuovamente ridistribuita appunto come Lampugnale.

Questa famiglia ha goduto di nobiltà nella città di Bologna, Napoli nel seggio di Fontanola, Cava, Milano, Rimini, Lucca, Lodi, Bari, Nocera, Aversa, Stilo ed in Sicilia; ha vestito l’abito di Malta nel 1597 e trovasi attualmente ascritta al Registro delle Piazze Chiuse (*).

Negli odierni Lampugnale si sono estinte la famiglia De Corticiis nobile di Bari, un ramo della famiglia Colaianni nobile di Molfetta, ed un ramo della famiglia Tassis nobile spagnola; insieme, possedettero monumenti in Napoli nella Chiesa di S. Domenico Maggiore, in Bari nelle chiese di S. Nicola di S. Domenico con Cappella Gentilizia, di S. Maria della Misericordia, che era di patronato dei Lampugnale e nella Cappella di S. Michele, che è di questa famiglia della quale portava il nome una Via della città di Bari.

Tra i personaggi più illustri del ceppo, ricordiamo Bernardo che fu familiare di Carlo I° nel 1269, Nicolò che fu familiare della Regina Giovanna II^ e Giustiziere di Agnone, ove la Regina si recò per “cambiare aria”.

Il ceppo originario è tuttora presente con il cognome Lamberti, appunto in Bologna, da dove si sono generati; lo ritroviamo geograficamente al nord ad Alessandria, Asti, Belluno, Brescia, Como, al centro ad Arezzo e Firenze, una piccola traccia a Roma, concentrato al sud ad Avellino, Salerno, Bari, Nocera, Caserta, Lecce, mentre un piccolo nucleo si alloca in Cosenza.

I Lamberti/Lamberto, originariamente forti combattenti al seguito di spedizioni militari, si ritrovano apostrofati anche con il binomio Lamberti/Pugnant (Pugnare, dal latino combattere), da cui si cominciarono successivamente ad individuare tre filoni rintracciabili come Lampugnant/Lampognante/Lampugnanti.

Nel corso dei secoli, anche a causa delle traversie del Sud dove un grosso nucleo del ceppo si era concentrato, si sono perduti i mappali e gli scritti generalmente ecclesiali e canonici, dai quali con estrema sicurezza si sarebbe potuto seguire l’intero albero genealogico.

Ad intervalli temporali generalmente scanditi da conflitti, si sono creati rami ultrageniti che si sono successivamente scissi ed attualmente localizzati a Benevento/Livorno/Torino (ramo Lampugnale), a Bergamo, Brescia, Milano, Roma, Matera e Bari (ramo Lampugnani), a Bari e Roma (ramo Lampignano), a Milano e Bari (ramo Lampugnano), sempre a Bari un ramo Lampognani ed infine a Napoli tre rami simili Lampognana/Lampagnana/Lampognano.

Nelle epoche recenti, proveniente dalla Puglia, il ceppo individuato come Lampugnale si é concentrato principalmente nell’odierna Campania, prima in Napoli, poi nel Beneventano/Sannio.

Parte delle ultime origini spagnole conservate ancora da un ramo della famiglia dopo la fusione con i Tassis e modifica fonetica del cognome alle esigenze iberiche, sono scomparse con la perdita delle lettera “ñ “ (Lampuñale) ritrasformata come originariamente in “gn” (Lampugnale) per ragioni di pronuncia, fatto allocabile circa alla fine del 1700.

Tra tutti i ceppi originati, non esiste più nessun legame se non tra omonimi; infatti, gli odierni appartenenti alla famiglia Lampugnale, hanno tutti rapporti di parentela stretta tra loro (fino a cugino di terzo grado).

Si rintracciano con l’attuale cognome fino alla sesta generazione; dalla seconda metà del ‘900 circa, si sono divisi in quattro cellule e, da ultima verifica del 1990, esse sono situate in Piemonte, in Toscana, in Campania e negli Stati Uniti d’America.

Degli attuali Lampugnale si trovano indicazioni patrizie recentemente nei Cavalieri del Santo Sepolcro (Leonardo) e, per trasmissione, due figli maschi senza valida discendenza (Alessandro e Pasquale) possono ancora fregiarsi del titolo di Cavaliere delle Piazze Chiuse dell’Abito di Malta, facendo precedere il nome proprio dal titolo “Don”.

Da sempre inclini alla produzione ed al lavoro autonomo, la cellula del Piemonte ha scelto diversa strada a seguito dell’ultimo urbanesimo industriale post bellico, la cellula Toscana tendenzialmente carriera militare e libera imprenditoria, la cellula Campana trova ancora espressione nella libera imprenditoria come pure quella degli emigrati negli Stati Uniti d’America; le linee di discendenza per cognome proseguono ancora secondo le localizzazioni geografiche al 1990.

(*) - Il titolo di Cavaliere delle Piazze Chiuse dell’Abito di Malta (di origine spagnola) spetta ad ogni figlio maschio pri
mogenito di famiglia di più figli generata a sua volta da capofamiglia figlio di maschio primogenito di più figli, facendolo perdere al padre al compimento dei trent'anni anni; se il primogenito decede, la titolarità passa al secondogenito, automatismo che si ferma al terzogenito. Nel caso di investitura per seconda o terza discendenza, non vi è successione di titolo. L’ordine, non potendo più nominare nuovi Cavalieri dal 1601 per volere dell’Ordine dei Cavalieri della Croce di Malta (da esso battuto in uno carosello equestre), si estinguerà allorché non si andranno a riproporre le condizioni per cui il titolo patrizio passa di generazione in generazione.